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La storia

Premesse storiche anteriori al 1918

I più antichi antecedenti storici del Tribunale di Rovereto vanno ricercati agli inizi del XV secolo quando era operante in questo territorio una corte di giustizia, che, nata dalla dominazione veneziana, si affrancò, sul piano giuridico, da quella giustizia sommaria e sbrigativa, che fino allora veniva applicata nelle piccole corti feudali dei vicari del Vescovo.

La nuova corte di giustizia, evolvendo verso quella giurisdizione podestarile che si insediò a Rovereto verso gli ultimi anni del primo venennio del XV secolo, consentì di realizzare nel territorio della Valle Lagarina una nuova concezione nel modo di rendere giustizia, caratterizzata dall'aspirazione a fidarsi di un giudice che garantisse l'osservanza di regole scritte e quindi decisioni più obbiettive ed affidabili.

Un pregevole studio del Prof. Quaglioni colloca fra il 1416 ed il 1417 la redazione degli Statuti roveretani, che assicurano alla città ed al suo territorio i suoi giudici e le sue leggi: tale evento rappresentò un momento storico di estrema importanza, perchè finalmente si affermò l'impero della legge scritta (la cui osservanza era assicurata dal podestà e dai suoi officiali) e con essa si posero le basi per aspirare a quella certezza del diritto che è baluardo irrinunciabile per una giustizia il più possibile obiettiva e non di parte.

Il podestà si sostituiva al vicario del vescovo e giudicava sulla base di regole predeterminate, mentre il vicario del vescovo fino allora aveva giudicato sulla base di regole consuetudinarie locali, che si ispiravano alla memoria e alla tradizione e non a leggi scritte, realizzando una giustizia molto approssimativa, tipica delle piccole corti feudali e certamente non adatta ad assicurare nè la certezza del diritto e, di conseguenza, neppure la correttezza del giudizio

Così come si era verificato in altri territori dalla Repubblica di Venezia, la redazione degli Statuti di Rovereto spezzò questo sistema e consentì, sull'esempio di altre comunità sotto la dominazione veneziana, di affinare il senso giuridico, di utilizzare la riurisprudenza e di comprendere che la stessa podestà di imperio dello Stato doveva essere mediata dalla legge scritta.

Fu così che il nuovo processo di rinnovamento, indotto dalla nuova giurisdizione podesteriale di matrice veneziana, consentì alla città di Rovereto di divenire sede ufficiale del podestà e capitano della Val Lagarina e questo evento rappresentò anche la fine delle anteriori plurità di competenze detenute dai vari vicari veneziani, dal momento che gli abitanti della Vallagarina orientarono la loro preferenza del tribunale del podestà di Rovereto, che assicurava una giustizia scritta, più tecnica ed affidabile ( anche se più lenta) rispetto a quella vicariale, più a rischio di arbitrii.

La giustizia podesterile di Rovereto assicurò anche una giurisdizione di secondo grado rispetto a tutte le giurisdizioni vicariali lagarine e questo ruolo di preminenza si realizzò a pieno quando furono istituiti i quatro vicariati di Avio, Brentonico, Ala e Mori, ai quali era attribuita la giurisdizione delle cause civili, mentre al giudice di Rovereto assumeva il ruolo di giudice di appello ripsetto alle decisioni delle cause civili emesse dai vicari ora nominati ed esercitava in esclusiva la giurisdizione penale per l'intero territorio della Valla Lagarina.

Sottolinea Quaglioni che l'istituto podestarile fu una delle creazioni più originali e complesse della storia istituzionale italiana e contemporaneamente la sua giurisdizione a quella signorile, sicchè l'istituzione podestarile, non solo durante la dominazione veneziana ma poi anche sotto gli Asburgo ha segnato la trasformazione di Rovereto da oppidum (l'antico possedimento fortificato dei Castelbarco) a città sede di importanti funzioni giurisdizionali oltre che politiche.

È noto che la città passò poi sotto il dominio dell'Austria nel 1509 e fu quindi incorporata nel Tirolo.

Percorrendo la storia giuridica di Rovereto, dopo il clima abbastanza opaco ed immobilista dell'agonizzante Principato vescovile (come si esprime la prof.ssa Maria Garbari in un suo scritto per un convegno organizzato a Rovereto per l'Accademia degli Agiati nel settembre del 1989) nel corso del 1700 giunsero nella città gli echi dei maggiori studiosi del diritto anche di levatura europea come Carlo Antonio Martini e Carlo Antonio Pilati, Francesco Vigilio Barbacovi e Giandomenico Romagnosi e con essi i nuovi orizzonti della ventata illuministica.

Con riguardo Giandomenico Romagnosi, merita menzione l'importante opera giuridico–filosofica "Giudici del pubblico" da lui redatta proprio durante il suo soggiorno trentino–roveretano nell'ultimo decennio del 700, rendendo palese in essa quale fosse l'atteggiamento della cultura progressista italiana nei confornti della Rivoluzione.

Riferisce sempre Garbari che, spirata l'età napoleonica, reintegrata la sovranità asburgica, la cultura in genere ma anche quella giuridica in particolare ebbe un grande sviluppo nella stori delle istituzioni cittadine, alla quale diedero lustro insigni numerosi studiosi del diritto.

È interesante conoscere che nella seconda metà dell'800 la filosofia del diritto del filosofo roveretano Antonio Rosmini fu oggetto di dibattito e confronto con altre scuole giuridiche e fu opera che conobbe sviluppi applicativi nella prospettiva dei concetti espressi nell'opera La costituzione secondo la giustizia sociale , quando l'Austria ritornò al sistema costituzionale fra l'ottobre del 1860 e il febbraio del 1861

Con legge del 12–12–1869 Rovereto veniva dotata di un proprio Statuto comunale e, successivamente, a suggellare il riconoscimento di Rovereto come centro di cultura giuridica, il 9–3–1904 veniva proposto dal Governo austriaco un progetto di legge per l'istituzione nella città di una Facoltà di scienze giuridiche e politiche in lingua italiana(progetto che fu avversato dagli italiani che insistevano perchè fosse Trieste la sede di una Università italiana in terra austriaca); lo stesso Governo austriaco affidò poi all'Accademia degli Agiati la cura e lo studio degli archivi notarili e comunali, corrispondenti al territorio del Tribunale circolare di Rovereto (oggi si direbbe al territori compreso nel Circondario di Rovereto).

Questo periodo stoiografico consente di affermare che nel corso dei decenni dell'era illuministica e successivamente a Rovereto l'interesse allo studio del diritto e all'attività del Tribunale fu sempre molto vivace, anche per i pregevoli contributi di studiosi trentini nel campo del diritto e della magistratura

Giova precisare che la venuta dei francesi aveva portato in Italia lo spirito nuovo delle leggi nate nel senso della Rivoluzione e nel 1808 era entrato in vigore nel Regno Italico il Codice di istruzione criminale, dove si affermavano i principi dell'astinenza dell'avvocato in tutte le fasi dell'istruttoria e della pubblicità

Pervenendo agli sviluppi dell'organizzazione giudiziaria nel trentino nel corso del XIX secolo, nel 1804, (come illustra il Corsini) nella prima dominazione austriaca sull'intero territorio di Trento e Rovereto, l'aspirazione delle popolazioni era quella di avere un proprio Tribunale di Appello a Trento, ma ciò fu inizialmente negato dall'Ammiinstrazione austriaca, che mantenne ad Innsbruck a seconda istanza.

Nel periodo bavarese poi e successivamente in quello apoleonico del Regno d'Italia seguirono altre riforme e tuttavia fin dal 1° maggio del 1817 (e quindi anche quando la popolazione del Trentino era minore e decisamente più modesto era il ricorso all'amministrazione della giustizia civile e penale) nella città di Rovereto come a Trento, già esisteva un Tribunale circolare civile e criminale di prima istanza, in ossequio a quel principio del decentramento nell'amministrazione della giustizia per avvicinare ai cittadini le sedi del servizio giuridico, così tanto caldeggiato dal giurista, avvocato e magistrato, Antonio Salvotti.

Tra il 1850 ed il 1854, come informa il Corsini, vi fu un notevole lavorio nella organizzazione della giustizia nel Trentino e nel Tirolo ed i rimaneggiamenti sull'argomento furono numerosi per effetto del travaglio politico che conseguì l mutarsi della sovranità sul Trentino; e comunque il 1° maggio 1850 fu istituita a Trento un Corte di Appello, di cui fu nominato Presidente proprio il Salvotti, che inneggiò all'evento perchè in tal modo si consentì alla popolazione trentina di adire un giudice di seconda istanza senza essere costretti a recarsi ad Innssbruck.

La storia del Tribunale di rovereto dopo il 1918

È necessario che l'art.1 dell'Ordinamento Giudiziario approvato col R.D. N 12 del 1941 ripartiva la giurisdizione fra i vari organi giudicanti e cioè fra i Pretori, i Tribunali Ordinari, i Tribunali per i Minorenni, le Corti di Appello,la Suprema Corte di Cassazione, oltre al Magistrato di Sorveglianza

Dovendosi però la giurisdizione ripatire fra i vari sopraindicati organi giudicanti anche territorialmente, l'art.5 del menzionamento Ordinamento Giudiziario del 1941 prevedeva che il numero, le sedi e le circoscrizioni territoriali degli Uffici giudiziari fossero determinati sulla base di apposite tabelle di ripartizione territoriali, allegate allo stesso Ordinamento Giudiziario.

In tale prospettiva, quando le nuove Province ex austriache furono annesse all'allora Regno d'Italia, fu mantenuto anche il Tribunale di Rovereto, Ufficio Giudiziario che, come abbiamo visto, già esisteva sotto l'Impero Asburgico con la denominazione di Imperial Regio Giudizio Distrettuale di Rovereto

Quest'ultima denominazione aveva sostituito quella anteriore di Tribunale Circolare di Rovereto, dove l'aggettivo circolare intendeva riferirsi al territorio chiamato Circondario e che delimita appunto l'ambito territoriale formato da vari Comuni in esso ricompresi, entro il quale viene esercitata la giurisdizione del Tribunale.

Sempre in coerenza col principio di assicurare il massimo decentramento nella amministrazione della giustizia, l'Austria aveva mantenuto gli uffici giudiziari periferici, costituiti delle Preture(Bezirchsrichter) istituite nei Comuni di Mori,Arco, Villalagarina, Riva del Garda e Pieve di Ledro e che forse storicamente si rifacevano ai vecchi Vicariati prima veneziani e poi pdestarili.

Tale parcellizzazione territoriale della giustizia, con un decentramento esasperto sul territorio, fu mantenuta, dopo l'annessione ll'Italia delle province ex austriache (avvenuta come è noto nel 1918) fino al 1924, anno in cui vennero soppresse le preture di Mori, Arco, Villalagarina e Pieve di Ledro.

Il Circondario del Tribunale di Rovereto (il landesgericht) risultò così costituito dai due grandi Mandamenti (che delimitavano le circoscrizioni giudiziarie delle Preture) di Rovereto e Riva che ricomprendevano il primo 18 Comuni, e cioè Rovereto, Volano, Calliano, Fogaria, Vallasa, Terrangolo, Lavarone, Villalagarina, Trabileno, Isera, Pomarolo, Nogaredo, Nomi, Ronzo, Mori, Brentonico, Ala ed Avio; ed il secondo 16 Comuni fra cui Nago e Torbole, i sei comuni della Valle di Ledro, Storo, Tenno, Dro e Drena e i due Comuni di Magasa e Valvestino.

Questi due Comuni, pur ricompresi nell'attual provincia di Brescia, fanno parte del mandamento di Riva del Garda e sono quindi ricompresi nel Circondario di Rovereto, in quanto Comuni ex austriaci, nei quali vige tuttora, come in tutti i Comuni del Trentino, il sistea tavolare del Libro Fondiario (Grundbuchsamt) per la pubblicità immobiliare.

Il sistema tavolare di pubblicità immobiliare (su base reale e non personale), di matrice austriaca, per la sua funzionalità, semplicità ed affidabilità , fu recepito dalla legislazione italiana, dopo l'annessione al territorio italiano delle province ex austriache, con R.D. 28-3-1929 N.499 ed è un sistema che ci viene invidiato nel resto d'Italia, ove invece la pubblicità immobiliare è basata su criterio personale e non reale ed è comprovata dai certificati di iscrizione e trascrizioni nei registri esistenti presso le c.d. Conservazioni Immobiliari, laddove in trentino la situazione immobiliare è comprovata da un più semplice estratto tavolare, rilasciato dal Conservatore del Libro Fondiario

Naturalmente, divenuto il Trentino territorio italiano nel 1918, ad aesso furono applicate tutte le leggi italiane ed in particolare l'Ordinamento Giudiziario Italiano approvato con R.D.30 gennaio 1941 n. 23 e con essi i codici di procedura civile e penale, che sono i corpi di norme che regolamentano le modalità di conduzione dei processi civili e penali.

Anche a Rovereto, quindi l'Istituzione giudiziaria risultò formata da un Tribunale, quale organo giudicante in materia civile e penale, composo da un Presidente e vari Giudici e dalla annessa Procura della Repubblica, che costituisce la c.d. magistratura requirente, i cui magistrati costistiscono l'Ufficio del P.M. cno un Procuratore della Repubblica e due sostituti procuratori.

Oltre al Tribunale ePretura era ripartita fra i due Uffici in base a criteri che prendevano in considerazione nel ramo civile o il valore economico della causa o la particolare materia: ad esempio il Pretore, in base alle ultime norme vigenti,era competente in materia civile per le cause di valore non superiore a 50 milioni; per le cause di maggior valore era competente il Tribunale;ovvero la legge attribuiva ora al Pretore ora al Tribunale determinate cause ni via esclusiva in ragione della particolare materia trattata.

In materia penale la competenza fra Tribunale e Pretore era ripartita in base alla gravità del reato, tendenzialmente in funzione della pena massima prevista dal codice penale o delle varie leggi speciali.

Non è il caso qui di scendere nei dettagli, perchè l'argomento finirebbe per esorbitare dalla connotazione storica di questo sito

Ognuna delle due preture, compresa nel Circondario del Tribunale di Rovereto, aveva competenza giurisdizionale sul proprio territorio costituito dal mandamento, mentre il Tribunale aveva competenza giurisdizionale sull'intero Circondario, costituito dalla somma territoriale dei due Mandamenti.

Con la Legge 1° febbraio 1989 n. 30 furono abolite le preture mandamentali ed istituite invece le sole Preture Circondariali e cioè solo quelle aventi sede nel capoluogo del circondario (nel nostro caso Rovereto ) , che avevano assorbito le vecchie Preture Mandamentali, divenute, s diverse da quella del capoluogo, semplici Sezioni Distaccate, ove non abolite.

Pur nel tema riguardante il Tribunale di Rovereto, abbiamo dovuto parlare delle preture, per far comprendere il significato e la portata del nuovo organo giudiziario, denominato Giudice Unico di primo grado, istituito con il Decreto Legislativo 19 febbraio 1998 n. 51: con tale profonda riforma dell'Irdinamento Giudiziario è scomparso definitivamente la figura del Pretore e con essa naturalmente sono scompare le Preture, rimanendo come unico organo giudiziario di prima istanza il Tribunale, il quale, mentre in passato operava istituzinalmente come organo collegiale(composto da un presidente e due giudici a latere), ora opera tendenzialmente come organo monocromatico per la maggioranza delle materie sia civili che penali, essendo state riservate alla cognizione del tribunale in composizione collegiale solo alcune materie residuali in campo civile o alcuni gravi o determinati reati in campo penale, che per la particolare loro natura il legislatore ha creduto di riservare alla cognizione del Tribunale in composizione collegiale.

A corollario di questa sintesi storica sul Tribunale di Rovereto nel quadro più ampio di quella che fu ,storicamente, l'organizzazione giudiziaria nel Trentino si ritiene interessante fornire qualche accenno storico anche sul palazzo di giustizia di Rovereto, recentemente recuperato ad una moderna funzionalità dopo la sua ristrutturazione.

Trattasi di una costruzione di indubbia matrice architettonica asburgica del tardo ottocento e si connota per la rivelanza prospettica del fronte, tipica delle architetture austriache, che identificavano molti edifici pubblici ed in particolare i palazzi di giustizia nelle città dell'impero asburgico.

Tale palazzo è sicuramente uno degli edifici storici più caratteristici del periodo novecentesco della città di Rovereto e di esso si conserva, nell'atrio di ingresso, la targa, che in lingua latina, ricorda la inaugurazione del Tribunale, avvenuta nel 1913, sotto l'Impero Austro–Ungarico, alla presenza dell'allora Imperatore Francesco Giuseppe.